(Commento dell’Avv. Federico D’Amelio)
Mentre #Avvocati, #Architetti, #Ingegneri, e tantissime altre figure professionali “boccheggiano”, #Enpam – seppure non immune da critiche da parte degli iscritti – ha adottato una serie di misure del tutto eccezionali per fronteggiare l’emergenza Covid-19.
Sul sito dell’ #Enpam, infatti, i #medici e #odontoiatri che svolgono libera professione e che abbiano subito un importante calo del reddito a causa dell’epidemia, troveranno varie forme di sostegno.
Innanzitutto essi potranno accedere ad un’indennità fino a 1.000,00 euro al mese laddove abbiano subito, dopo il 21 febbraio 2020, una riduzione del fatturato di oltre un terzo rispetto all’ultimo trimestre dell’anno precedente, e in secondo luogo gli stessi potranno chiedere ad Enpam un anticipo sulla pensione maturata sulla Gestione “Quota B”.
L’indennità di 1.000,00 euro potrà essere erogata per un massimo di tre mesi, e sarà destinata a tutti i liberi professionisti in regola con i contributi previdenziali e per i quali nel 2019 risultino contributi versati su redditi prodotti l’anno precedente.
L’anticipo sul trattamento pensionistico potrà essere richiesto in misura pari ad una quota fino al 15 per cento della pensione annua che spetterebbe all’iscritto, calcolata al momento della domanda, purché si sia maturata un’anzianità contributiva “minima” (almeno 15 anni di versamenti), non si riceva alcun tipo di pensione (né da Enpam né da altri enti previdenziali) e si autocertifichi una diminuzione del 33 per cento del fatturato rispetto all’ultimo trimestre del 2019.
Nulla osta, peraltro, che si possa avere cumulativamente accesso anche all’indennità – una tantum – di euro 600,00 stanziata dallo Stato per i lavoratori autonomi, ovvero al fondo per il “reddito di ultima istanza”, sussistendo i requisiti di cui al decreto legge “Cura Italia” e di cui ai provvedimenti normativi successivi.
Ma non si devono trascurare anche altri interventi di Enpam, quali lo slittamento delle scadenze per pagare i contributi previdenziali, il rinvio dei pagamenti derivanti da provvedimenti sanzionatori, lo spostamento del termine per il versamento del contributo del 2% sul fatturato 2019 dovuto dalle strutture private accreditate con il SSN, il contributo sostitutivo del reddito di 82,78 euro al giorno (circa 2.400 euro al mese) per coloro i quali siano stati costretti ad interrompere l’attività a causa di quarantena ordinata dall’autorità sanitaria, gli ulteriori sostegni in tema di quarantena
Tutto ciò va di pari passo con le misure disposte dal Governo, quali la sospensione del pagamento delle rate dei mutui e leasing, l’estensione della cassa di integrazione in deroga anche ai datori di lavoro con un solo dipendente (compresi studi professionali), il bonus per servizi di baby sitting, l’accesso al credito con la garanzia del Fondo pubblico per piccole e medie imprese e professionisti, la sospensione dei termini degli adempimenti e dei versamenti fiscali e contributivi, il credito di imposta per le sanificazioni degli ambienti e strumenti di lavoro.
Alcuni Medici stanno sollevando perplessità, se non addirittura critiche, alla politica emergenziale di Enpam, e ritengono non ancora adeguati i mezzi di aiuto varati. E però, nel contesto generale, sembra di poter dire che nessun altro professionista ha ricevuto tali e tanti sostegni.
Va da sé che è giusto, e finanche doveroso, dare maggior sostegno possibile alla categoria professionale maggiormente colpita dal Covid-19, ammirevolmente in prima linea per la difesa della salute dei cittadini, ma per vero sembra che Enpam si stia muovendo nella giusta direzione (i provvedimenti suddetti sono stati approvati dal Consiglio di amministrazione, ma restano in attesa dell’approvazione da parte dei Ministeri vigilanti).
Vado in chiusura con una “polemica” riferita alle altre categorie di professionisti.
Un’anticipazione del trattamento pensionistico e altre forme di intervento – similari a quelle decise da Enpam – sono senz’altro alla portata di molte (se non tutte) le Casse, quantomeno quelle i cui conti siano in regola.
Dopo decenni di contributi, con la prospettiva magari di ammalarsi o morire, sarà pure legittima l’aspettativa di vedersi ritornate almeno parte delle “gocce di sudore” versate, anno dopo anno, sotto forma di contributi previdenziali.